Gruppo Valcalepio: PIZZO ARERA...dal vallone del Mandrone

lunedì 17 marzo 2014

PIZZO ARERA...dal vallone del Mandrone

Quando tre persone senza saperlo si trovano a pensare la stessa cosa, si dice…telepatia?...o pura coincidenza?...il fatto è, che questa domenica forse era già scritto per il Pizzo Arera!

Ritrovo alle 6 a Ponte Nossa, e alle sette sci ai piedi in Valcanale!

…lascio spazio alle foto, e ogni foto parla da sola….garantito!

Tanti Auguri a te... Tanti Auguri a tee!
AUGURI!!!

Penso, di aver detto tutto con le foto , cielo azzurro, sole, tanta neve…sempre FBL, pendii ripidi, spazi stretti, orizzonti infiniti, Vetta, discesa, tutto condiviso insieme, emozioni poco lontani dalle lacrime, per chi non pensava di arrivare in vetta, per chi diceva “…questo è vero Sci-Alpinismo!” , e per Sara arrivare in vetta e sentirsi cantare Tanti Auguri, insomma contenti di essere ubriachi di queste emozioni che si provano solo a condividere con i propri Amici!

Grazie a tutti, alla prossima!

5 commenti:

Unknown17 marzo 2014 alle ore 22:54
complimenti davvero un uscita coi fiocchi
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vittorio patelli18 marzo 2014 alle ore 07:51
Imnnanzitutto auguri a Sara, anche se in ritardo. Bellissima uscita. Ho visto che c'era anche qualche cosa di me (la corda). Sonia sempre grande anche tutti gli altri Nicola, Marco e Sara soprattutto.
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Paolo Scaburri18 marzo 2014 alle ore 07:52
W O W !
tanta invidia
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Unknown21 marzo 2014 alle ore 00:19
Belle foto e belle parole, hai trasmesso pienamente questa "ubriachezza" del cuore! Grazie
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“La montagna è una febbre che ti prende da giovane e ti resta dentro, anche se il mondo va cambiando intorno a te, anche se i muscoli un giorno dicono basta e la famiglia reclama i tuoi spazi, e forse altre ragioni di vita meno egoistiche e più nobili vengono a sovrapporsi nel corso del tempo. Nonostante tutto alpinisti si resta, e da alpinisti, fino all’ultimo, si continua ad osservare le montagne con sguardo obliquo, cercando vie di salita, vagliando i colori e la grana della roccia, soppesando le condizioni del ghiaccio nell’algida luce di un’alba o nel riverbero di un tramonto. L’attaccamento alle pareti non si misura con gli anni e forse nemmeno con l’azione. Si misura con la passione. Questo è il fantastico, enigmatico, umanamente folle e follemente umano fascino della montagna, dove non ha senso ciò che si vede, ma solo quello che non si vede. Quella fiammella che gli alpinisti si portano dentro cercando di non scottarsi troppo.”
Enrico Camanni